giovedì 11 aprile 2013

Nema problema in Paradise


Paradise - foto di F. Carbone
Lunedì 15, martedì 16 e mercoledì 17 aprile BALLETTO CIVILE sarà all'ANGELO MAI con PARADISE la nuova produzione.

Venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 aprile GIAMPIERO JUDICA sarà sul palco del QUARTICCIOLO con NEMA PROBLEMA, testo di Laura Forti, diretto da Pietro Bontempo.

Due spettacoli, così diversi e ciascuno a suo modo così pregnante.
Nema Problema è una produzione con alle spalle 4 stagioni, tanto pubblico e tanti successi, un testo molto crudo e molto amato.
Paradise ha debuttato a Teatro Festival lo scorso novembre 2012 a Parma e ora ha iniziato a girare, uno studio ironico e fisico a partire da Le Troiane.
 
Balletto Civile
PARADISE
tratto da "Le Troiane" di Euripide e "L'Ultimo Diario" di Corrado Alvaro
in scena Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Ambra Chiarello
Andrea Coppone, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli
Raffaele Gangale, Filippo Gessi, Francesca Lombardo
Michela Lucenti, Gianluca Pezzino, Livia Porzio
Emanuela Serra, Chiara Taviani, Teresa Timpano
costumi Emanuela Dall’Aglio
tecnicismi Francesco Traverso
luci Luca Bronzo
ideazione, regia e coreografia Michela Lucenti
produzione Balletto Civile, Scena Nuda
in collaborazione con Fondazione Teatro Due
 
Abbiamo deciso di centrifugare in modo irriverente le cronache della guerra di Troia.
Rimescolando le carte.
Un Mahabharata bollywoodiano dove tutto è già avvenuto.
Nel camping di battaglia gli eroi greci imbolsiti tentano il tutto per tutto con una guerra bricolage.
Donne bambine di una bellezza amara danzano come falene, e mordono come lupe, ostaggio di
un esercito di uomini ingrassati nei loro pantaloni.
Le donne partono per il viaggio verso loro stesse, detentrici di forza, il loro midollo tenuto
prigioniero esige liberazione.

Resta un popolo che ha una sola possibilità di ricominciare: stare lì, rimanere dove nessuno
vorrebbe essere, in uno spazio tra la guerra e un nuovo equilibrio.
Potrà esserci bellezza in una terra distrutta?
Da dove comincia la ricostruzione?
I corpi che rimangono sono il futuro.
E i nostri corpi maldestri ci fanno morire dal ridere anche nella tragedia.
L'archetipo maschile e femminile si confrontano in quest'opera, e i loro corpi diventano mitici
tanto da confondersi con il cielo, come se tutto tornasse immenso spazio e natura.
Vogliamo cogliere il mistero simbolico che si cela dietro questo lamento, e per noi è qualcosa di
estremamente umano e fragile e ridicolo, come le piccole vite che stanno dietro la storia.
Il nostro paradiso è il vuoto dove si tenta di ricominciare.
L'ultimo accampamento, dove i pensieri e le convinzioni si confondono.
Michela Lucenti
 
Laura Forti
NEMA PROBLEMA (STORIA DI UN RITORNO)
con Giampiero Judica
regia Pietro Bontempo
produzione Fondazione Teatro Due
 
Laboratorio perverso e spietato di parola, Nema problema è un urlo contro la guerra a cui l’autrice Laura Forti dà vita in questo testo duro e spietato sul conflitto tra serbi e croati del 1992. Una requisitoria cruda e violenta sulla guerra in Jugoslavia, un monologo magmatico e bellico, dal ritmo narrativo incalzante, che penetra la coscienza e inchioda all’ascolto.
Interpretato da Giampiero Judica, un concentrato di bravura, pathos, sudore, fatica, Nema problema
s’ispira a una storia vera in cui il protagonista ricorda, anni dopo, quella fase della sua vita, a soli 23
anni, in cui era “un bauscia” che sognava di essere come il grande fotografo Robert Capa ed invece, per un caso della vita, si trovò a combattere per la Croazia…
Un fiume di parole in compenetrazione totale con il corpo vibrante di spasmi, lo straniamento folle di chi ha l'orrore negli occhi e nelle vene, Nema problema è una verità implacabile sulla stupidità umana che genera le guerre. Il racconto è scandito e interrotto, a volte frenato, dal denso sospiro di un sax, che ispira i ricordi, intrisi di sangue e ingiustizia, di sogni e solitudine, di atroci disillusioni e ferocità umana.
 
L’imbecillità della guerra si trascina dietro tutto quello che trova. E per colmo d’idiozia animale, riesce anche a essere un condensato di vita pulsante fatta di paura e adrenalina che una volta vissuta si rimpiange anche se non si vorrebbe mai aver vissuto. Una contraddizione che alimenta un fascino
potentissimo, una tensione continua verso la morte per esorcizzarla. Nelle età dell’uomo quello stato
corrisponde all’incoscienza dell’adolescenza. È successo lì non perché loro sono diversi, né perché
cinquecento chilometri ne fanno un altro mondo. Erano una sola nazione e si è spezzato il collante che la teneva insieme. Quanto tempo deve passare per tornare al vivere civile? Questa storia è una storia vera, purtroppo.

Pietro Bontempo
 
Quello che mi ha colpito in questa storia è stato il "dopo", quello che è successo quando il mio amico è tornato a Milano: il suo chiudersi in casa a guardare il muro, il suo vedere immaginari cecchini sui tetti delle case, il rifiuto di prendere i farmaci per il bisogno rabbioso di ricordare, il volere che gli altri gli facessero una domanda, che rompessero il muro d’indifferenza e il bisogno di scappare al parco per rinchiudersi in una campana di silenzio. Mi chiedevo, come si fa a riprendere vita e giovinezza, dopo che hai visto la morte e la crudeltà, dopo che hai assistito a quello che può fare di orribile un essere umano ad un altro essere? Non so se una ferita come la sua guarirà mai, non so se sia possibile tornare alla propria vita e salvarsi, una volta che la corazza è forata e il dolore ci ha morso. Che dobbiamo fare quando quello che percepivamo come "lontano" diventa improvvisamente "vicino"? Questo testo non è certo una risposta, è semplicemente la storia di uno come noi, che viveva a Milano e si è ritrovato in Croazia nel 92, che è sopravvissuto al male e che ha cercato di non impazzire suonando il sassofono.
Laura Forti

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