martedì 18 marzo 2008

GEOLOGIA: APPENNINO SI MUOVE E AIUTA A CAPIRE TERREMOTI

(ANSA) - ROMA, 18 MAR - L'Appennino centrale si muove lentamente e progressivamente, spostandosi da Nord-Est verso Sud-Ovest, da uno a tre millimetri l'anno. Le misure, basate su una rete di stazioni Gps, sono state raccolte dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) nell'ambito di uno studio sulla dinamica della crosta terrestre nell'Italia centrale. Sono misure recenti, raccolte in tutta Italia negli ultimi 15 anni, ha detto il ricercatore dell'Ingv Marco Anzidei, che ha pubblicato i dati sul Geophisical Journal International e, piu' recentemente, sui Quaderni di geofisica. La rete Gps che sta registrando i movimenti dell'Appennino e' stata realizzata in seguito ai terremoti umbro marchigiani del 1997. Le stazioni Gps sono installate in tutta Italia, particolarmente nelle zone sismiche e nei vulcani e nel periodo di relativa tranquillita' che si e' avuto fra il 1999 e il 2003 la rete ha potuto mettere in evidenza i movimenti della crosta terrestre che non sono di origine sismica e che avvengono a causa dei lenti movimenti delle placche terrestri. ''Questi dati - dice Anzidei - rappresentano una recente fonte informazione sui movimenti della crosta terrestre misurabili in superficie. Poter osservare e misurare le deformazioni della crosta terrestre nelle aree tettoniche e vulcaniche Terra ci permettera' in futuro di osservare le fasi di deformazione che avvengono durante un ciclo sismico, ossia nel periodo compreso fra due terremoti in una stessa stessa zona, sia di osservare la deformazione elastica e permanente della superficie terrestre, che avviene durante un terremoto''. ''Tutto cio' - osserva Anzidei - e' finalizzato a prevedere l'avvicinarsi di un terremoto attraverso i piccoli movimenti della faglia che lo precedono e quindi si tratta di studi che avranno ricadute economiche e sociali''. Dati come questi aiuteranno quindi a individuare sia movimenti della crosta terrestre caratteristici nell'approssimarsi di un terremoto, sia sorgenti sismiche e strutture geologiche coinvolte in un terremoto. ''I movimenti che misuriamo in Italia - aggiunge Anzidei - risentono della dinamica delle placche africana ed eurasiatica''. Tanto che dati come questi possono aiutare a prevedere non soltanto l'evoluzione degli Appennini, ma quella dell'intera penisola. Sono processi che avvengono molto lentamente, osserva il ricercatore, ma gia' oggi e' possibile ''dedurre dai dati Gps che, ad esempio, la Corsica e la Sardegna si muovono in maniera solidale con la placca eurasiatica'' e che il confine tra la placca africana e quella eurasiatica passa poco a Nord delle Isole Eolie. Inoltre i dati rilevati dalle stazioni che si trovano in Nord Africa e in Sicilia indicano che in questa zona di confine lo spostamento delle due placche avviene ad una velocita' tale che la fascia del Tirreno meridionale assorbe circa il 50% della deformazione prodotta dalla collisione tra Africa ed Eurasia.

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