giovedì 28 febbraio 2008

CADAVERI SENZA NOME, UN CENSIMENTO PER RIDARGLI UNA STORIA

Dati degli obitori saranno incrociati con persone scomparse
Roma, 28 feb. (Apcom) - Centinaia, forse migliaia di persone
senza volto, senza identità, senza storia. Corpi senza vita
accatastati in celle frigorifere, sospesi nel nulla, prima che
qualcuno decida di inumarli con l'incisione 'sconosciuto' sulla
lapide. L'ultimo caso a Milano, pochi giorni fa. Sono i cadaveri
ritrovati ma non riconosciuti, conservati negli obitori e negli
istituti di medicina legale di tutta Italia. Ora il commissario
straordinario del governo per le persone scomparse - istituito
nel luglio 2007 presso il ministero dell'Interno su 'pressione'
dell'associazione Penelope, che tutela proprio le famiglie delle
persone scomparse - ha deciso di censirli, di stendere un elenco
di questi 'fantasmi' e di avviare una procedura standard per la
loro classificazione per incrociare poi i dati con quelli in mano
alla direzione centrale anticrimine della Polizia (la Dac), gli
investigatori che si occupano dei casi di persone scomparse.
Per ora dell'elenco fanno parte 337 corpi, il più 'vecchio'
risulta trovato nel 1975, i casi più numerosi quelli degli anni
'90. "Si tratta di cittadini stranieri spariti in Italia,
omicidi, anziani malati di alzheimer, morti per eventi bellici":
il commissario straordinario Rino Monaco ha chiesto a tutti i
comuni e agli istituti di medicina legale universitaria di essere
informato di cadaveri giacenti senza identità, ma oltre 5.000
comuni (più della metà) non hanno ancora risposto e solo 4 su 36
istituti hanno fornito informazioni utili.
Scorrendo la classifica regionale, il Lazio ha denunciato 48
cadaveri (tutti a Roma), 47 la Puglia (tra Bari, Brindisi e
Lecce), 42 il Veneto (negli obitori di tutte le province), 41 la
Lombardia (a Milano e Pavia), nessuno il Molise, l'Umbria e la
Valle d'Aosta. "Domandiamo informazioni nel dettaglio, il numero
aumenterà ma non in maniera esponenziale", prosegue Monaco,
spiegando che per le risposte positive sono in corso con gli enti
competenti approfondimenti ulteriori su data, luogo e circostanze
del ritrovamento: "Da oggi avremo molta più chiarezza, è un mondo
complesso su cui noi stiamo accendendo dei riflettori",
sottolinea.
Per questo il commissario chiederà agli obitori di compilare per
ogni corpo un protocollo Interpol di identificazione dei
cadaveri, come quello in uso agli investigatori della polizia
scientifica: fotografie, impronte digitali, esami dentari, stato
del corpo e luogo del ritrovamento, esiti dell'autopsia, effetti
personali posseduti al ritrovamento, tratti distintivi o elementi
particolari utili al riconoscimento (piercing, anelli, tatuaggi),
soprattutto il Dna.
Il punto è che finora "non c'erano regole", gli investigatori non
avevano modo di controllare tutte le sale mortuarie della regione
e i medici non avvertivano sempre dei cadaveri senza nome. Una
volta inserite nella banca dati Interforze, le schede
permetteranno di incrociare "in tempo reale" i dati dei cadaveri
con quelli delle persone scomparse, che dal 1974 sono state
25.567 e 2.642 solo nel 2007. Molti i minori, di etnia Rom in
particolare: "I casi più gravi come quelli di Denise Pipitone o
dei fratellini di Gravina sono pochissimi, per la maggior parte
si tratta di allontamenti volontari o di denunce di sparizione
non ritirate", precisa il prefetto.
Per un terzo dei casi la motivazione della scomparsa delle
persone è "sconosciuta". Tratta di organi? "In Italia non abbiamo
mai accertato un caso", taglia corto Monaco. "Anche identificare
un solo cadavere è un servizio che dobbiamo ai familiari",
conclude il commissario. Ma bisogna fare presto, perchè spesso
"dopo un anno e mezzo li sotterranno".

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