giovedì 10 aprile 2008

PENA MORTE:GIAPPONE; BOIA IN AZIONE, QUATTRO ESECUZIONI

SALGONO A 67 IN 15 ANNI. MINISTRO GIUSTIZIA, RISPETTATA LA LEGGE
(ANSA) - TOKYO, 10 APR - Il boia torna a colpire in Giappone.
Nonostante lo storico traguardo della moratoria universale sulla
pena di morte approvata dall'Assemblea delle Nazioni Unite lo
scorso dicembre con il forte impegno dell'Italia, il Sol Levante
annuncia l'esecuzione di altri quattro detenuti ''ospitati'' nel
braccio della morte.
Con le impiccagioni di questa mattina, il boia e' entrato in
azione 67 volte nel Paese negli ultimi 15 anni, a seguito di
sentenze legate a omicidi plurimi ed efferati. Sono state dieci
in tutto le esecuzioni da quando Yukio Hatoyama e' diventato
ministro della Giustizia, grazie a un nuovo ciclo che giunge a
soli due mesi di distanza dal precedente: un periodo
insolitamente breve per il Giappone.
''Non ho fatto alcuna attenzione all'intervallo'', osserva
Hatoyama, replicando alle osservazioni sul punto da parte dei
giornalisti. ''Come ministro della giustizia - aggiunge - sto
solo facendo quello che stabilisce la legge''.
Dal 1989 al 1993, per un periodo complessivo di tre anni e
quattro mesi, i gaurdasigilli si sono rifiutati di autorizzare
le esecuzioni capitali, stabilendo di fatto la prima delle due
moratorie informali della pena di morte in Giappone.
La pena capitale e' comminata nel Sol Levante per gli omicidi
plurimi ed efferati, con particolari aggravanti come violenza
sessuale, incendi o danneggiamenti di luoghi pubblici. Il
condannato ignora la data dell'impiccagione fino alla mattina
fatale e anche i familiari vengono avvertiti solo a esecuzione
avvenuta. E' il guardasigilli a dare l'ultimo assenso all'ordine
di esecuzione, emanato dai giudici della Corte Suprema: ora sono
104 i detenuti in attesa di salire sul patibolo.
La questione e' tornata prepotentemente alla ribalta con la
fine della seconda moratoria informale, in vigore per 15 mesi
dal settembre 2005 per gli scrupoli di coscienza dell'ex
ministro della Giustizia Seiken Sugiura, fervente buddista e
convinto sostenitore dell'ipotesi abolizionista.
Il ministro attuale, Yukio Hatoyama, ha invece espresso piu'
volte il convincimento di voler portare avanti le esecuzioni
''in modo metodico'', mantenendo finora un'impressionante quanto
macabra tabella di marcia. Dal suo insediamento, avvenuto a
settembre 2007 con il varo del governo di Yasuo Fukuda, sono
gia' saliti a 10 i condannati uccisi con il 'placet' del
ministro.
La Federazione giapponese degli avvocati vuole sospendere le
esecuzioni. ''Bisogna approfondire il tema a livello
nazionale'', dice il presidente, Makoto Myazaki. ''E'
imperdonabile che le esecuzioni siano state condotte
segretamente'', afferma Makoto Teranaka, rappresentante della
filiale giapponese di Amnesty International (Ai). ''C'e' una
tendenza che va totalmente contro quella che a livello mondiale
vuole abolire la pena capitale ed e' una vergogna per il
Giappone'', conclude Teranaka.
Diversi sondaggi confermano tuttavia che la pena capitale e',
secondo la maggioranza dei giapponesi, un deterrente contro le
manifestazioni di violenza piu' estrema. A favore resta ancora
circa tre quarti della popolazione, motivo per cui nessun
esponente politico di rilievo appare propenso a sostenere le
esigenze di riforma.
Tra i condannati nel braccio della morte in attesa di
esecuzione c'e' anche il ''santone'' Shoko Asahara, ex leader
della setta Aum Shinrikyo, responsabile nel 1995 dell'attentato
con il gas nervino alla metropolitana di Tokyo, che provoco' la
morte di 12 persone e l'intossicazione di almeno altre 5.500.

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