sabato 12 gennaio 2008

GUANTANAMO: CHIUDIAMOLO, OLTRE 1200 PARLAMENTARI CON AMNESTY

SIT-IN DI PROTESTA DAVANTI ALL'AMBASCIATA USA A ROMA(ANSA) - ROMA, 11 GEN - Oltre 1.200 parlamentari di ogni parte del mondo si sono schierati al fianco di Amnesty International che - nel sesto anniversario del primo trasferimento di detenuti nella base americana di Guantanamo, a Cuba - ha presentato all'amministrazione statunitense un ''piano d'azione per porre fine alle detenzioni illegali nel contesto della 'guerra al terrore'''. Il piano d'azione, si legge in una nota diffusa dall'organizzazione, consiste in 13 raccomandazioni per far cessare queste pratiche che violano i diritti umani, senza compromettere la capacita' del governo di combattere il terrorismo. Si forniscono inoltre consigli pratici, come sollecitato dal governo di Washington, per chiudere Guantanamo. Oggi anche a Roma - come in tante altre capitali da Sydney a Londra - si sono tenuti dei sit-in per chiedere la chiusura del centro di detenzione americano a Cuba. Davanti ai cancelli dell'ambasciata Usa di via Veneto, un drappello di persone (tra loro anche il capo gruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli) che indossava una tuta arancione uguale a quella dei prigionieri di Guantanamo, ha sfilato brandendo cartelli con su scritto: ''Chiudiamo Guantanamo adesso''. ''Guantanamo e' un'anomalia che dev'essere immediatamente corretta. Il solo modo per farlo e' chiudere il centro di detenzione'', ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International. Il piano d'azione, sottoscritto da parlamentari di numerosi paesi tra cui Giappone, Israele, Regno Unito e Italia, chiede ''il ripristino dell''habeas corpus', la fine delle detenzioni segrete, l'incriminazione e il processo di fronte a tribunali indipendenti e imparziali oppure il rilascio di tutti i detenuti''. Per le persone rimesse in liberta', inoltre - chiede Amnesty all'amministrazione Bush - dovranno essere trovate soluzioni legali e sicure. ''Le pratiche illegali adottate dal governo americano nel contesto della 'guerra al terrore', esemplificate da Guantanamo e dal programma Cia di detenzioni segrete, hanno promosso il pericoloso concetto che i diritti umani fondamentali possono essere messi da parte in nome della sicurezza nazionale'', ha aggiunto Khan. Per Amnesty International, ''il sistema delle detenzioni adottato dagli Stati Uniti ha avuto un effetto corrosivo sullo stato di diritto e sul rispetto dei diritti umani. Dal Pakistan all'Africa orientale fino all'Europa, altri governi sono diventati complici di pratiche illegali o vi hanno fatto loro stessi ricorso. Ad esempio, la recente riapparizione di persone precedentemente date per 'scomparse' in Pakistan, ha ulteriormente messo in evidenza la diffusione di quella particolare forma di violazione dei diritti umani nel paese''. ''Le detenzioni arbitrarie e segrete - ha concluso Irene Khan - violano i diritti umani fondamentali. Queste ingiustizie non possono trovare posto nel XXI secolo. Anziche' favorire la sicurezza, alimentano il risentimento e producono un clima di minaccia''.

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