(AGI) - Londra, 19 dic. - L'accumulo di grassi nelle cellule
dipende da due geni. A rivelarlo e' stato un gruppo di
ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine alla
Yeshiva University di New York, fornendo una prima risposta a
uno dei piu' importanti quesiti ancora aperti della biologia. I
dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Pnas.
I meccanismi e i geni coinvolti nei processi metabolici che
portano alla sintesi dei grassi sono infatti in gran parte
noti, ma per nulla chiara era la fase successiva, quella di
'impacchettamento' dei grassi in uno strato di fosfolipidi e
proteine, a formare vescicole che si accumulano nel citoplasma
delle cellule adipose. Un processo cruciale, quello della
suddivisione e dello stoccaggio del grasso in vescicole, per
far si' che le cellule siano poi in grado di utilizzare i
lipidi come fonte di energia, tanto da essere comune a
moltissime specie, dai lieviti agli esseri umani. Ma un
processo, che proprio negli esseri umani, se spinto
all'eccesso, porta all'obesita'. La ricerca ha rivelato che
l'intero processo di formazione delle vescicole e' regolato dai
geni FIT1 e FIT2, appartenenti a una nuova famiglia di geni
(dove FIT sta per Fat-inducing Transcripts): molto simili tra
loro, codificano entrambi per proteine che contengono piu' di
200 aminoacidi, la cui sequenza non assomiglia ad alcun altra
proteina nota, anche in specie diverse dall'uomo. Per
comprenderne la funzione, gli americani hanno condotto diversi
esperimenti.
In una prima fase, hanno aumentato artificiosamente
l'espressione di FIT1 e FIT2 in cellule umane, per esempio
inserendo una copia supplementare dei geni: mentre la velocita'
di sintesi dei grassi non variava, ed appariva analoga tanto
nelle cellule con espressione normale dei due geni, quanto in
quelle con geni iperespressi, in queste ultime il numero di
vescicole lipidiche accumulate risultava notevolmente aumentato
(fino a sei volte). Ma silenziano il gene FIT2 in cellule
adipose di topo in cui FIT1 non era espresso, i ricercatori
hanno ottenuto invece una drastica diminuzione delle vescicole
lipidiche, dimostrando che il gene e' necessario per la loro
formazione. Infine, hanno provato a mettere sotto silenzio lo
stesso gene su un intero organismo, un pesce, lo Zebrafish
(Danio rerio): un segmento di Dna in grado di interferire con
l'espressione di FIT2 e' stato iniettato nelle uova del pesce,
e le larve ottenute da tali uova sono state poi nutrite per sei
ore con una dieta ricca in grassi per stimolare la produzione
lipidica. Il successivo esame del loro fegato e del loro
intestino (dove normalmente si accumulano le vescicole
lipidiche) ha rivelato una pressoche' totale assenza di
vescicole di grasso. Secondo i ricercatori, la scoperta dei
geni FIT e del loro ruolo nell'accumulo dei lipidi nelle
cellule, non solo chiarisce molti misteri del metabolismo dei
grassi, ma apre la strada allo sviluppo di farmaci capaci di
regolarne l'espressione o l'attivita': farmaci che potrebbero
rivelarsi utili tanto per trattare la principale conseguenza
dell'eccessivo accumulo di vescicole lipidiche, l'obesita',
quanto le patologie che all'obesita' si associano, come il
diabete e le malattie cardiovascolari.
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