venerdì 1 febbraio 2008

LIBRI - L'UTOPIA DI MOEBIUS, CITTA' IDEALE PER CHI HA DISAGI FISICI

(ANSA) - ROMA, 1 FEB - ALESSANDRA FAGIOLI, L'UTOPIA DI MOEBIUS (MEF L'AUTORE LIBRI FIRENZE; PAG.189; EURO 13,30). Il filosofo Marramao lo ha definito un libro 'concettoso'. Un neologismo sintetico e azzeccato per 'L'utopia di Moebius' di Alessandra Fagioli. L'utopia è quella di Moebius, appunto, il creatore di Egiziaca; quella dell'autrice e' di inserirsi nel solco di Tommaso Campanella e Thomas More e teorizzare la citta' ideale. Egiziaca, come e' precisato nel libro, non e' un nome a caso: e' il nome della santa Maria che Antonio del Pollaiolo ha raffigurato nella sua Assunzione, in contrasto con i canoni estetici della pittura classica; una ascesa al Cielo faticosa e sofferta. Quella di Moebius e' una citta' in cui sono ospitate varie categorie di persone con disagi fisici che rivivono l'ascesa di santa Maria: un luogo dove preziosi e acuti accorgimenti tecnici consentono a ciascuno faticosamente e con sofferenza, di vivere in un mondo equiparato, eguale per tutti. Dunque dove i ciechi possono e' come se vedessero, i sordi come se sentissero e cosi' via grazie ad intelligenti accorgimenti scientifici. Esteticamente, Egiziaca e' un capolavoro di architettura che combina le tre prospettive architettoniche del XV secolo, conservate nelle gallerie di Urbino, Baltimora e Berlino. A descrivere Egiziaca e' il dottor Gemini, incaricato dalle autorita' sanitarie di ispezionare il luogo e stilare una relazione. E Gemini, accorto e pignolo, visita l'intera citta', stringe amicizie e perfino si introduce illecitamente nelle abitazioni degli ospiti della enorme struttura, per scoprire se qualcosa si nasconde dietro la facciata di un mondo felice. 'Ogni paradiso che si traduce in realta' e' inferno, ogni ideale che diventa prassi non funziona', sottolinea la scrittrice. Che carica il libro di citazioni colte e intelligenti; libro in cui il progetto risulta affascinante, la realizzazione architettonica ingegnosa e la liberta' creativa sorprendente. Pero', proprio la meticolosita', la ricerca del particolare e la 'concettuosita'' indicata da Marramao stroncano la spontaneita' narrativa. La sensazionalita' razionale delle scoperte di Gemini con il passare delle pagine non sono sufficienti a colmare una crescente attesa che si risolve in poche pagine finali. Il titolo trae in inganno: Alessandra Fagioli (al terzo libro) storicamente ricorda che il termine quando e' sostantivo indica un sorta di nastro cilindrico inventato da un matematico, quando e' un nome e' lo scienziato che scopri' la sindrome della paralisi facciale. I piu', ignoranti, pensano invece all'originale disegnatore di fumetti, che la Fagioli ha dimenticato.

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