La sfida dell'associazione: taglio emissioni del 30% entro 2020
Roma, 22 apr. (Apcom) - Oggi si celebra in tutto il mondo l'Earth
Day, nato nel 1970 e dedicato all'ambiente. "La terra è un
pianeta in affanno", sottolinea il Wwf, i segnali di stress ci
sono tutti: povertà e cibo, crisi energetica e cambiamenti
climatici, scarsità di acqua che dalle aree più povere del
pianeta si estendono ad aree storicamente fertili, a culle della
civiltà quali il nostro mediterraneo.
Sono tre le grandi emergenze: energia, cibo e acqua.
Di fronte a questo "affanno" il Wwf richiama la centralità dei
temi ambientali sia nei comportamenti quotidiani di cittadini,
che nelle decisioni collettive che i governi dei singoli Paesi
sono chiamati a prendere. Per questo l'associazione ha scelto di
lanciare anche quest'anno con la Campagna 'GenerAzione Clima' una
nuova sfida: un taglio del 30% delle emissioni entro il 2020 in
Italia come nel resto d'Europa. L'obiettivo, promosso a livello
internazionale dal WWF, concorrerebbe alla salvaguardia del
20-30% delle specie che sono a rischio di estinzione a causa del
cambiamento climatico e alla riduzione degli impatti sull'uomo.
"La buona gestione del pianeta - sottolineano al Wwf - è il
presupposto per garantire che queste risorse siano disponibili
per tutti. La capacità di prendersi cura del proprio territorio e
conformare le nostre abitudini ad un uso prudente e responsabile
delle risorse limitate a disposizione sono presupposti
fondamentali per recuperare lo stretto, imprescindibile legame
tra uomo e terra".
Il WWF ricorda che nel "Living Planet Report 2006" gli esperti,
dopo due anni di studi, hanno analizzato lo stato naturale del
pianeta ed il ritmo di consumo delle risorse: la popolazione
umana entro il 2050 avrebbe raggiunto un ritmo di consumo pari a
due volte la capacità del pianeta Terra, insostenibile visto che
il pianeta Terra è un sistema biologico chiuso. Il Living Planet
Report 2006 conferma anche una parallela e continua perdita di
biodiversità. Il WWF sta lavorando per aggiornare il nuovo
rapporto Living Planet che sarà reso pubblico il prossimo
ottobre, ma i dati sin qui raccolti "confermano gli andamenti
negativi della nostra pressione sulle risorse naturali".
Uno degli indicatori del Living Planet Report del WWF è proprio
l'Impronta Ecologica': il 'peso' dell'impatto-umano sulla Terra è
più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003. L'Impronta
Ecologica calcola anche la biocapacità delle nazioni, cioè,
quanto delle risorse naturali consumate dalle popolazioni delle
singole nazioni deriva dal paese stesso.
Questo rapporto mostrava che la nostra impronta ha già superato
nel 2003 del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali
utilizzati per il nostro sostentamento, con un aumento del 4%
rispetto al 2001. In particolare, l'impronta relativa alla CO2,
derivante dall'uso di combustibili fossili, è quella con il
maggiore ritmo di crescita: il nostro 'contributo' di CO2 in
atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003. L'Italia ha
un'impronta ecologica (sui dati 2003) di 4.2 ettari globali pro
capite con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite,
dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro
capite. Nella classifica mondiale è al 29 posto, ma in coda
rispetto al resto dei paesi europei.
"Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante,
considerato che i calcoli dell'impronta ecologica sono per
difetto. Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra
sia capace di rigenerarle e di quanto la Terra sia capace di
'metabolizzare' i nostri scarti" - ha dichiarato Michele
Candotti, direttore generale del Wwf Italia, avvertendo: "E tutto
questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili.
E' tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il
mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo".
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.