IN VENETO E PIEMONTE GLI ULTIMI EPISODI DI VIOLENZE SU COETANEI
(ANSA) - VENEZIA, 4 FEB - Piccoli bulli crescono e diventano
criminali: si radunano in bande, taglieggiano, minacciano e
rapinano coetanei la cui unica ''colpa'' e' quella di indossare
un capo firmato o piu' semplicemente mostrarsi a stringere un
cellulare o un Mp3.
Succede ormai quotidianamente in ogni angolo d'Italia: oggi
sono Verona e il cuneese a rimbalzarsi le ''prodezze'' dei baby
farabutti dai 13 ai 18 anni, in alcuni casi di medio-alta
estrazione sociale. Spesso compagni di scuola, amici ormai
multietnici che investono, attraverso la complicita' di
ricettatori adulti, il frutto delle loro scorribande in droga e
sfizi personali.
Ancora una volta sono stati i carabinieri a arrivare dove
scuola e famiglia non hanno saputo vedere ne' intervenire. A
Verona i militari hanno bloccato cinque giovani tra i 16 e i 18
anni per rapine a loro coetanei. L'inchiesta non e' conclusa: ci
sarebbero ancora 6-7 giovani da individuare, che secondo
l'accusa facevano parte del 'branco' che terrorizzava i ragazzi
che si trovavano nel centro citta'. Il modus operandi - hanno
accertato gli investigatori - era sempre lo stesso: i ragazzi
indagati frequentavano i luoghi di aggregazione dei giovani e
dopo aver individuato la potenziale vittima la seguivano e con
una scusa la avvicinavano, circondandola. A questo punto,
saltava fuori anche un coltello a serramanico, per convincere il
malcapitato a cedere. Una volta a casa i ragazzi, raccontavano
di essere stati rapinati, ma spesso non venivano creduti dai
genitori, convinti che fosse una scusa inventata dal figlio per
non ammettere di aver perso l'oggetto in questione. Ci hanno
creduto invece i carabinieri. Tutti gli indagati sono studenti,
alcuni veronesi e altri di orgine nordafricana ma nati in
Italia: figli di famiglie per bene, che non hanno mai avuto
problemi con la giustizia se non ora a causa dei loro figli.
In Piemonte una vera e propria banda formata da un gruppo di
sei studenti cinque ragazzi e una ragazza, tra i 13 e i 16 anni
agiva nell'Albese in strada e a scuola. Anche in questo caso
sono stati i carabinieri a avviare le indagini all'indomani
della ripresa delle lezioni dopo le vacanze natalizie. L'accusa
e' di aver rubato portafogli, telefonini, somme di denaro in
contanti, ma anche alcune auto di proprieta' di docenti
parcheggiate dinanzi alle scuole e il contenuto del raccoglitore
di monete e banconote di un distributore automatico di bevande
ed alimenti. Gli accertamenti dei militari sono tuttora in corso
e non si esclude che possano emergere altri episodi. I sei
ragazzi sono tutti allievi delle tre scuole medie albesi: tre di
eta' superiore ai 14 anni, di cui uno di 16 pluriripetente, e
tre di 13 anni. Sono accusati di una dozzina di furti di
portafogli, telefonini e somme di denaro in contanti.
Nel corso delle indagini e' emerso che i furti sulle auto
erano compiuti dopo aver prelevato di nascosto le chiavi
custodite nelle borse delle insegnanti durante le ore di
lezione, poi rimesse a posto. In particolare i componenti del
gruppetto (di cui quattro figli di immigrati marocchini,
albanesi e rumeni, ma nati in Italia) si frequentavano al di
fuori delle lezioni e avevano iniziato a commettere furti nelle
diverse scuole dove erano iscritti.
Agivano anche nelle ore di educazione fisica, in palestra,
visitando gli spogliatoi per rubare ai compagni di scuola somme
di denaro, cellulari e oggetti di valore.
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