Roma 29 feb. - (Adnkronos) - Il merito: un principio da tutti
celebrato, almeno a livello teorico. D'altronde chi, con un minimo di
moralita', non sosterrebbe il suo indiscusso valore e l'assoluta
positivita' della sua applicazione? Ma passando dalla teoria alla
pratica e analizzando la questione piu' da vicino, il quadro che
emerge e' tutt'altro che omogeneo. Anzi, solo il 36% dei manager
italiani lo applica incodizionatamente. A confermarlo e' la stessa
classe dirigente italiana, interrogata nell'ambito di una recente
indagine che Federmanager e Fondirigenti hanno realizzato coinvolgendo
752 soggetti su tutto il territorio nazionale tra imprenditori,
manager d'industria, consulenti aziendali, dirigenti della Pubblica
Amministrazione, docenti universitari, politici e
giornalisti.L'indagine e' stata presentata oggi a Roma, nell'ambito
dell'VIII Meeting nazionale dei Giovani Dirigenti Federmanager dal
titolo ''Il merito in Italia: un valore dimenticato?''.
Il principio del merito richiama la netta adesione degli
intervistati, anche per un comprensibile pudore ad esprimere
contrarieta': il 91% si dichiara favorevole, in linea generale, a tale
principio. Tale atteggiamento positivo comincia a mostrare i primi
distinguo quando si passa a valutazioni indirette: il 41% ritiene
difficile trovare criteri che permettano di misurare ed applicare in
modo oggettivo il principio del merito.
Emerge inoltre una prevalente sfiducia sulla volonta' delle
persone di applicare il principio del merito alla propria categoria:
solo il 36% sostiene la necessita' di una sua applicazione
incondizionata, il resto degli intervistati, invece, pone condizioni
all'applicazione del principio del merito: la considerazione delle
diverse situazioni di partenza, aspetto sottolineato in particolare
dai politici, oppure la garanzia preliminare di un minimo di
protezione, maggiormente sostenuta nel mondo accademico.
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