(ANSA) - ROMA, 31 GEN - Grattarsi e' un bisogno irresistibile
e da' sollievo perche' 'porta via' dal cervello niente meno che
le 'emozioni negative'; inoltre e' un comportamento compulsivo
che attiva le aree neurali come quelle che danno un comando
irrefrenabile a compiere un atto.
Lo dimostra uno studio di Gil Yosipovitch del Wake Forest
University Baptist Medical Center, a Winston-Salem (USA)
pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology.
Quando ci grattiamo, hanno osservato gli esperti, si spengono
due aree del cervello, una associata alle esperienze sensoriali
spiacevoli, l'altra associata ai ricordi; ma contemporaneamente
si attiva la corteccia prefrontale, centro degli atti
compulsivi.
Lo studio svela il perche' si prova piacere e sollievo quando
si sfrega la pelle e non e' escluso che queste ricerche possano
aprire la strada per testare nuovi farmaci contro il dolore
cronico.
Poco tempo fa era stata annunciata sulla rivista Nature
l'esistenza di un recettore molecolare (GRPR) presente nei
neuroni del midollo spinale che e' all'origine del prurito ;
quando viene attivato da particolari stimoli, invia il segnale
del prurito al cervello.
Ma perche' grattarsi da' sollievo, a tal punto da rendere
difficile astenersi dal farlo? Il nuovo studio per la prima
volta risponde a questa domanda.
Gli esperti hanno osservato con la risonanza magnetica per
immagini l'attivita' del cervello di 13 volontari sani mentre
con una spazzolina, a ripetizione ed intervalli di 30 secondi,
sfregavano loro la pelle della gamba.
E' emerso che sfregando la pelle, quanto piu' i volontari
dicevano di provare piacere dalla 'grattatina', tanto piu' si
riduce l'attivita' della corteccia cingolata anteriore e
posteriore, legate a sensazioni spiacevoli e memoria
rispettivamente. Cio' spiega perche' grattarsi da' tanto
sollievo, in pratica elimina le emozioni negative indotte dal
prurito.
Inoltre la sfregatura attiva la corteccia prefrontale,
coinvolta nei comportamenti compulsivi, spiegando perche'
grattarsi e' un'azione cui non si puo' resistere.
La scoperta potrebbe aprire la strada a nuove soluzioni
contro il prurito cronico, per esempio farmaci che agiscano su
queste aree del cervello.
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