venerdì 8 febbraio 2008

BETTINI: RISCOPRIRE I SUONI DELLA NATURA NELL'ANTICHITA'

(ANSA) - ROMA, 8 FEB - MAURIZIO BETTINI, 'VOCI - ANTROPOLOGIA
SONORA DEL MONDO ANTICO' (EINAUDI, pp. 310 - 24,00 euro).
La nostra vita e' immersa nei suoni. Clacson di automobili,
squilli di cellulari, televisori ad alto volume, un'infinita' di
rumori e voci umane della cui esistenza non ci accorgiamo
neppure piu' se non quando, per qualche strano caso, cessano. La
nostra vita si svolge all'interno di una vera e propria
fonosfera. E nel mondo antico? Qual era la fonosfera degli
antichi? Vengono subito in mente quelle sonorita' che il mondo
antico possedeva e che noi, invece, abbiamo perduto, come il
colpo di martello dei fabbri, lo strepito delle macine dei
mugnai, il cigolio dei carri, il suono della frusta per ''far di
conto''.
Ma per Bettini ancor piu' presenti, in un'epoca in cui piu'
stretto era ancora il rapporto con la natura, erano le voci
degli animali, ossia latrati, ragli, nitriti, belati, grugniti,
cinguettii, ma anche, per andare sul curioso, il caccabare delle
pernici, il iubilare dei nibbi, il gannire delle volpi, il
drindrare delle donnole.
Queste voci risultavano piu' udibili non solo perche' la
fonosfera dei nostri antenati era meno fragorosa della nostra,
ma soprattutto perche' le si voleva ascoltare. Gli antichi le
consideravano infatti messaggi di buono o cattivo augurio, che
predicevano il futuro o annunciavano le stagioni; mentre i canti
degli uccelli, in particolare, erano capaci di resuscitare nella
mente tracce di antichi miti e di fornire a musicisti e poeti
uno straordinario serbatoio di ''memorie sonore''.
In queste pagine Bettini proprio tutto questo va a
ricostruire, cercando tutte le possibili testimonianze scritte
di questo interesse per le voci animali e ricostruisce un mondo
sensibile ai fruscii, ai cinguettii, alle grida e agli ululati,
al grugnire come al miagolare, tanto che un capitolo affronta
anche la storia degli imitatori degli animali, in genere con
intenti comici.

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