mercoledì 30 gennaio 2008

PENA MORTE: IRAN,FRENO A ESECUZIONI SU PUBBLICA PIAZZA

VIETATA ANCHE DIFFUSIONE IMMAGINI, MA IL BOIA NON SI FERMA
(ANSA) - TEHERAN, 30 GEN - L'Iran ridurra' al minimo le
impiccagioni in pubblico. La decisione, annunciata dal capo
dell'apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, fa
seguito ad un forte aumento delle esecuzioni sulla pubblica
piazza, che ha contribuito ad alimentare le proteste da parte di
governi e organizzazioni internazionali per i diritti umani.
Cio' non significa tuttavia che verra' ridotto il numero
delle impiccagioni, che continueranno ad avvenire nelle carceri.
''D'ora in poi - rende noto l'agenzia Irna, citando un
comunicato di Shahrudi - vi potranno essere esecuzioni in
pubblico solo nei casi approvati dal capo dell'apparato
giudiziario, sulla base di esigenze di carattere sociale''.
Quando, per esempio, si tratti di rassicurare una comunita'
scossa da crimini di particolare efferatezza, come omicidi in
serie e stupri a ripetizione, anche di bambini, di cui si sono
avuti negli ultimi anni diversi casi in Iran.
''E' anche vietata - aggiunge il comunicato - la
pubblicazione di immagini e fotografie delle esecuzioni da parte
dei media''.
Sono 28 le esecuzioni avvenute in Iran dall'inizio dell'anno,
delle quali diverse sulla pubblica piazza, dove i condannati,
una volta messa loro la corda al collo, vengono sollevati con
delle gru davanti a una folla di spettatori. L'ultima
impiccagione di questo genere ha avuto luogo il il 28 gennaio ad
Arak, nell'Iran centrale, dove sono stati giustiziati due uomini
condannati per avere stuprato e ucciso nove donne.
In Iran la legge prevede la pena di morte per una serie di
reati, tra i quali l'omicidio, la rapina a mano armata, il
traffico di droga, la violenza carnale, l'apostasia, l'adulterio
e la 'sodomia'. Nel 2007, secondo fonti di stampa, sono state
298 le esecuzioni capitali, un dato in forte aumento rispetto
alle 177 registrate da Amnesty International l'anno precedente.
Alle proteste internazionali si sono unite quelle del Centro
per la difesa dei diritti umani in Iran, guidato
dall'avvocatessa Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace, che ha
chiesto una sospensione delle esecuzioni, e non soltanto quelle
pubbliche. L' organizzazione ha condannato anche le amputazioni
inflitte in base alla legge islamica. Nell'ultimo caso, un mese
fa, nel carcere di Zahedan, nel sud-est del Paese, sono stati
amputati la mano destra e il piede sinistro a cinque uomini
condannati come 'corrotti sulla Terra' e 'nemici di Dio' per una
serie di sequestri e rapine a mano armata.

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